sabato 29 ottobre 2011

L'isola che non c'è






 Come ogni favola che si rispetti, questo articolo dovrebbe cominciare con  un fantasioso e raffinato c’era una volta… difatti è proprio cosi. Ma il continuo di quello che è stato non si può definire una favola. Rimangono solo le immagini e i racconti di un passato che oggi non c’e più, fatto di una coscienza diversa e di un modo di vivere le cose e le persone, attraverso i veri rapporti sociali, sempre più utopistici ai giorni d’oggi. Basta pensare a quella spinta emotiva generazionale, che ha contraddistinto il “nostro” passato, intrinseco di ideologie contrastanti tra loro e azioni sociali, che riguardavano la totalità dei giovani di classi sociali differenti, uomini e donne che si unirono spinti sempre più dal senso di rivalsa e di opportunità, e diritti reali che il mondo gli stava negando (o forse neanche esistevano); si lottava per i diritti primari (scuola, lavoro, liberta) che grazie a loro, sono diventati i cardini della nostra società.

Nelle fabbriche gli operai rifiutavano l'organizzazione rigida del lavoro e i principi del capitalismo che mettevano in primo piano il guadagno a discapito dell'elemento umano. Anche la famiglia tradizionale veniva scossa dal rifiuto dell'autorità dei genitori e del conformismo dei ruoli. Allo stesso tempo nascevano movimenti per raggiungere la liberta sessuale mettendo in discussione le discriminazioni in base al sesso (con la nascita del femminismo e del movimento di liberazione omosessuale) al centro di ogni azione sociale, la dignità umana.

 Gli obiettivi comuni ai diversi movimenti erano per la ristrutturazione della società sulla base di reali principi di uguaglianza, in nome della partecipazione politica attiva alla nazione, l'abolizione di ogni forma di oppressione sociale e di discriminazione.

Tutto ciò partiva da vere  e “proprie scuole di pensiero”, come università e licei. Queste belle e soddisfacenti parole oggi sembrano quasi rimanere inutili davanti ad un vero e proprio immobilismo sociale, che parte sempre dalle stesse scuole, dagli stessi luoghi di aggregazione, ma drammaticamente prende una direzione opposta. Oggi viviamo nella totale frammentazione politica, burocratica e purtroppo sociale in cui non si riesce a formulare ed esporre il proprio pensiero, ma purtroppo, paradossalmente si preferisce delegare a terzi la soluzione di un proprio “stato di malessere” senza sapere affrontare un personale problema, fidandosi spesso di approfittatori, speculatori politici o presunti tali; nella maggiore dei casi in mala fede.

Qui entrano in gioco le nostre istituzioni, a capo della nostra democrazia rappresentativa (ma non tanto), distanti dal vero cittadino, come se lo stato di diritto, fosse una splendida isola immaginaria, dove tutto è inutile; appunto inesistente. Ora, noi giovani, per raggiungere “noi stessi”, la nostra completezza, che possiamo fare???... certo io non conosco la formula magica per scatenare l’incantesimo, ma come essere pensante, posso dire la mia: “la prima cosa da fare e’ impadronirsi del sapere vero, e cambiare le cose…”no cercarle di cambiare”, impadronirsi delle conoscenze necessarie per cambiare prima di tutto “noi”, senza accettare compromessi sporchi e meschini,   per raggiungere la tanto amata, e di sfrattata “isola che non c’e’”.


PICCIOLO DANIELE 



Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo "


         (Mahatma Gandhi)

1 commento:

  1. Anche se è pubblicato da me il post è scritto da Daniele Picciolo. Godetevelo !

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