domenica 4 dicembre 2011

Lezione di legalità con i protagonisti dell’antimafia

Capire cos’è la mafia, come si è evoluta e in che modo i suoi interessi si intrecciano con quelli dello stato, questi i temi cardine su cui studenti ed esperti si sono confrontati, lunedì scorso nell’aula magna di Scienze politiche.



Fin dagli anni ‘60 erano in molti a negare l’esistenza della criminalità organizzata in Sicilia, i più pensavano a una fantasia cinematografica, altri ritenevano che “mafia” fosse un termine tipicamente folcloristico per identificare la criminalità locale.
A dispetto di queste convinzioni, la mafia ha fortificato il suo ruolo inserendosi nel connotato culturale e identitario della società siciliana, ha maturato radici anche al nord Italia, si è arricchita con il mercato internazionale di eroina e ha stretto trattative con lo Stato.
Dopo le grandi stragi che hanno caratterizzato gli anni ’80 -‘90, responsabili della morte di Falcone, Borsellino e tanti altri esponenti della legalità come Mattarella, Dalla Chiesa, Impastato, Fava ed altri autorevoli di cui la storia dell’antimafia è ricca, la criminalità organizzata ha deposto le armi per aspirare ad incarnare il modello dello Stato. La mafia ha l’obiettivo di controllare il territorio, grazie al consenso di uomini per bene che, come definisce il deputato Orlando , «non parlano, non sentono e non vedono».

Oggi nel mirino delle attività illegali in mano a Cosa nostra ci sono i mercati degli appalti pubblici, la gestione dei rifiuti e delle risorse alternative. Parte dall’avvocato Adriana Laudani che ha partecipato al disvelamento della mafia fino a metà anni 70, la necessità di consegnare questo patrimonio di conoscenza affinchè «una democrazia plurale e partecipativa possa essere arma contro l’illegalità, unico mezzo che costringerebbe le istituzioni ad intervenire».

« Bisogna comprendere – sottolinea il deputato Leoluca Orlando – che non solo la Mafia è immorale, illegale e di cattivo gusto, ma non è conveniente». «Quella che dobbiamo combattere - continua il deputato – non è una criminalità comune, ma una mafia globale guidata da boss che si sono evoluti, hanno indossato i panni degli insospettabili e hanno come punto di riferimento le banche, il riciclaggio di denaro sporco, anche grazie al governo precedente che ha permesso il rientro di capitali mafiosi nel nostro Paese».
«Un vero e proprio deficit – aggiunge l’avvocato Armando Sorrentino - quello di una politica che ha smesso di fare il suo lavoro e ha permesso alla mafia di diventare il braccio economico e finanziario del potere».


Al dibattito organizzato dai ragazzi delle associazioni studentesche Orbis, Erga Omnes e Fuori Dal Coro, Orlando invita gli studenti, sia a «rifiutare una cultura di appartenenza che rende consenzienti al sistema mafioso, che a sottoporsi ad un esame di coscienza che chiarisca da quale parte si è scelto di stare».
«E’necessario – conclude Orlando – indignarci di fronte a un politico che si arricchisce, perché chi rimane in questo paese e non rimane indignato, è solo masochista».
RAMONA TAFURI

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