Ognuno di noi, ogni giorno, ha a che fare in qualche modo, a diversi livelli, con la burocrazia. L’apparato burocratico statale rappresenta il motore stesso dello Stato e, inverosimilmente, rappresenta la parte più lenta dello Stato.
Più lenta perché è costruita in modo tale che anche per compilare e formalizzare una semplice iscrizione all’università, ci si immerge in un fitto e complesso mondo di marche da bollo, firme autenticate, ritiro e consegna moduli, code infinite agli uffici, e altre operazioni che riescono a farci capire quanto il nostro paese è “burocraticamente lento” rispetto ad altri paesi. In un mondo in cui nelle fabbriche ci sono più robot che individui, una burocrazia completamente informatizzata sembrerebbe la norma e la regola, e tale dovrebbe essere. Se soltanto provassimo a fare una semplice domandina di un aiuto economico alla regione, in veste di un’impresa volenterosa all’investimento sul territorio (cosa alquanto rara al giorno d’oggi), ci troveremmo a dover aspettare e rispettare circa 64 passaggi burocratici rischiando anche l’effettiva inutilità del progetto iniziale, dato che i vari passaggi richiedono tempi troppo lunghi, inaccettabili nella società in cui viviamo.
In questo momento la comunicazione tra due uffici all’interno dello stesso ente diventa complicata, piena di prassi e passaggi che rendono lento il comportamento del burocrate.
In un mondo ideale la velocità della burocrazia corrisponderebbe in primo luogo ad una maggiore fluidità dell’ente, e secondariamente ad un impiego più intelligente delle risorse disponibili.
Informatizzare e modernizzare l’intero apparato sarebbe un investimento su cui è anche inutile ragionarci. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 maggio 2009 stabilisce che, a ciascun cittadino che ne faccia richiesta, il "Dipartimento per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e per l'innovazione tecnologica" assegni a titolo non oneroso un indirizzo di Posta Elettronica Certificata, da utilizzare per tutte le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione. Ma in quanti sanno che c’è questa possibilità per comunicare con la Pubblica Amministrazione?
Dovevamo aspettare il 2011 per arrivare all’effettivo utilizzo della posta elettronica certificata (PEC), quando da anni questa rappresenta la norma per gli altri Stati ugualmente evoluti.
Ma forse parliamo di altro, di qualcosa di utopistico anche se semplicemente realizzabile.
La burocrazia è complessa, ma mantenerla complicata rende tutto più difficile e meno utile.
Seby Puglia
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