martedì 22 gennaio 2013

Cyber bullismo, questo (S)conosciuto!


Si sta rapidamente diffondendo nella nostra società il fenomeno del “cyber bullismo”.
Ai più risulterà sconosciuto, ma visto il suo preoccupante dilagare a macchia d’olio, sarà meglio analizzarne i tratti distintivi, per poterlo meglio riconoscere combattere sul nascere.



Come definito da Wikipedia: “Il cyber bullismo o ciberbullismo (ossia "bullismo" online) è il termine che indica atti di bullismo e di molestia effettuati tramite mezzi elettronici come l'e-mail, la messaggistica istantanea, i blog, i telefoni cellulari, i cercapersone e/o i siti web”.

Nel nostro ordinamento giuridico può costituire casi di violazione del Codice Civile, del Codice Penale e anche del Codice sulla Privacy. Vittime preferite dei cyber bulli, come anche per il bullismo, sono i minorenni. Ma non dobbiamo farci trarre in inganno dal confronto con quest’ultimo; il cyber bullismo, infatti, ha delle caratteristiche proprie che gli derivano dal fatto di essere un fenomeno che si sviluppa prettamente sul web. Alcune delle quali sono: anonimato del molestatore, anche se è un anonimato illusorio perché si sa che ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce; difficile reperibilità, dovuta alla messaggistica istantanea o ai messaggi lasciati su blog privati; indebolimento delle remore etiche, perché su internet la gente può dire e fare cose di cui nella realtà, invece, non ne avrebbe il coraggio; assenza di limiti spazio-temporali, a differenza del bullismo che colpisce in giorni e luoghi ben definiti, il cyber bullo colpisce ogni qualvolta la sua vittima si colleghi al mezzo elettronico.

Come detto già in precedenza, vittime preferite sono i minorenni. Eh già, questo non dovrebbe affatto stupirci visto che la maggior parte degli adolescenti e dei bambini passa molto più tempo davanti al computer che non davanti ai libri o in luoghi pubblici. Questo dovrebbe portarci a riflettere sul ruolo delle famiglie e delle scuole, sempre più lontane dalla loro vera funzione: proteggere e curare l’educazione delle nuove generazioni.


Oltre alle famiglie, è la scuola che dovrebbe avere una funzione di guida verso un uso corretto delle tecnologie,ma la maggioranza delle scuole, non è dotata di collegamento ad Internet. C’è bisogno allora di creare una sorta di alleanza tra tutti coloro che si occupano a vario titolo del futuro dei bambini e degli adolescenti.

La famiglia, la scuola, ma anche gli psicologi, i pediatri e tutte le altre istituzioni che troviamo in questo campo. Tutti dovrebbero lavorare in sinergia, nella consapevolezza che oggi più che mai è necessario destinare tempo e risorse ai bambini e agli adolescenti. Perché in questi anni più che mai il rischio è altissimo.
I dati che ci giungono da ricerche effettuate in varie parti del mondo, non sono certo rassicuranti: infatti in Inghilterra più di 1 ragazzo su 4, tra gli 11 e i 19 anni è stato minacciato da un cyber bullo via sms o e-mail. In Canada, addirittura,il 7% degli adolescenti intervistati afferma di aver cyber bullizzato un coetaneo. Tutto questo va fermato.
Non possiamo permettere che la tecnologia, che dovrebbe aiutare l’uomo a migliorare se stesso e la propria vita vada ad intaccare le generazioni future, proprio quelle generazioni che si sentono abbandonate a sé stesse e cercano online un sostituto alla loro mancanza di attenzione.
Chissà, magari un ritorno all’epoca in cui si preferiva una partita a pallone in cortile o per strada sarebbe auspicabile alla perdizione che regna tra il bene più prezioso che dovremmo, costantemente, ricordarci di difendere: i bambini.

Valentina Tagliarini

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